SMARTPHONE

19 Jun , 2017 Forum

Mio padre non ha mai avuto la patente e quando ero piccolo ci si spostava esclusivamente col tram o con l’autobus. Poi quando ho cominciato a frequentare la scuola superiore avevo la tessera ATAC “Intera rete”. 

Mi sentivo il padrone di Roma. La conoscevo così bene che l’attraversavo passando da un autobus all’altro come Tarzan con le liane. Ma soprattutto quello che m’affascinava era impregnarmi del tessuto della gente, il calore, gli odori e le puzze anche, i colori e soprattutto i discorsi di cui la gente in qualche modo mi faceva partecipe. 

“Scusi quest’autobus ferma a via… all’altezza del n.15 che c’ho un appuntamento col dottore, per via della sciatica. Ieri non potevo neanche camminare e la vicina m’ha fatto una puntura. Perché pure lei ci soffriva tanto e m’ha fatto provare sta medicina che, oh… na mano santa! L’unica cosa è che bisogna evitare di bere alcool, ma si figuri, io? un bicchierino ogni tanto co mi marito, ma sinnò! Lui invece, ammazza si je piace er vino! Però bravo, eh! Nun m’ha fatto mai manca’ gnente! L’unico vizzio, è sfegatato daa Roma! Quando c’è a partita, nun te ce poi avvicina’. Lei pe chi tifa?” e così via. E arrivavi a destinazione senza renderti conto del tempo che avevi passato nel traffico. 

Adesso, ogni mattina per andare al lavoro prendo il “tranvetto” alle ferrovie laziali e scendo a Torpignattara; benché questi vagoni siano ormai sfiniti da tanti anni di servizio, continuano rumorosamente a fare il loro quotidiano lavoro e all’interno dei vagoni l’unico rumore che si sente a parte lo sferragliare dei giunti ormai logori è qualche dialogo telefonico spesso in lingue pittoresche e incomprensibili. Il resto dei viaggiatori sta con gli occhi fissi sugli smartphone, alternando le schermate di Whatsapp e Facebook, il resto… un silenzio assoluto, quasi assordante. Nessuno ha più voglia di scambiare due chiacchiere, e chi ha bisogno di informazioni consulta il telefonico. Gli altri giocano, chattano, ascoltano la musica, guardano le foto e i video chiusi nel loro mondo virtuale fatto di dialoghi… silenziosi. I tempi sono cambiati e bisogna adeguarsi, però… che nostalgia della Sora Maria che ci raccontava i suoi fatti con tanta benevolenza e un pizzico di curiosità civettuola “giusto pe fasse un po’ i fatti dell’artri.”

Er Principale


Comments are closed.